Milano Sud, Settembre 2016

“Le differenze fra le varie culture non sono barriere invalicabili”

“Le differenze fra le varie culture non sono barriere invalicabili”

Il “Campus della pace”, tenutosi nell’ ultima settimana di agosto, organizzato da don Giovanni Salatino, energico prete della comunità pastorale di San Barnaba e Santa Maria Madre della Chiesa in Gratosoglio, è stata una delle ultime iniziative nate con il supporto della scorsa consiliatura del Municipio 5. Il progetto, nato ad aprile sul tavolo dei minori della Zona 5 e portato avanti dalle commissioni alle Politiche Sociali, all’Educazione e allo Sport, è stato realizzato con i fondi di VerdEstate dell’allora assessorato Bisconti. L’idea di don Giovanni, coraggiosa e piena di speranza, è stata quella di voler far vivere insieme per una settimana al Gratosoglio un gruppo di quaranta ragazzi composti da adolescenti del quartiere, studenti venuti appositamente da Sarajevo e un gruppo di boy-scout musulmani provenienti dalla zona nord di Milano.

L’obiettivo era quello di fare in modo – attraverso attività culturali, pratiche sportive, laboratori – che i ragazzi provenienti da mondi differenti potessero trovare insieme “le ragioni della pace”. Lunedì 29 agosto ho avuto la fortuna, in qualità di giovane consigliere, di accompagnare don Giovanni, gli educatori e i suoi ragazzi in uno dei preziosi momenti che hanno costellato questa esperienza.

Insieme all’ex consigliere Samuele Menasce siamo andati a visitare uno dei luoghi più simbolici di Milano, il “Giardino dei Giusti” ai piedi del Monte Stella. Con l’aiuto di un’interprete, Samuele ha raccontato la storia di questo luogo e delle gesta di alcuni delle donne e degli uomini alla cui memoria è stato deciso di dedicare un albero di ciliegio. Alla domanda “chi è un giusto?” i ragazzi sono intervenuti animatamente, mostrandosi colpiti e curiosi. Gli interventi sono stati vari ma quando Samuele ha citato la frase del Talmud «chi salva una vita salva il mondo intero», si sono trovati tutti concordi, bosniaci e italiani, musulmani e cristiani.

Il gruppo ha poi visitato con particolare raccoglimento le lapidi dei vari giusti, soffermandosi in particolare davanti a quella di Svetlana Broz, medico bosniaco vivente, che da anni si impegna per costruire un clima di pace fra le diverse etnie balcaniche. Mi ritengo veramente fortunato, oltre ogni retorica, ad aver partecipato ad un momento del genere. Vedere da vicino il buon esito dell’iniziativa mi ha ricordato quanto la buona politica – checché ne dica una certa retorica populista – sia lo strumento principale per contribuire in maniera determinante al bene pubblico. Grazie allora a don Giovanni, ai suoi ragazzi e agli educatori della cooperativa Lo Scrigno per avermi mostrato come le differenze fra le varie culture non siano delle barriere invalicabili ma grazie alla potenza dell’incontro, dello scambio, si possa costruire insieme un mondo di pace. La conoscenza, il muoversi verso l’altro, è l’unico antidoto al razzismo e l’unico modo per riconoscersi tutti in quel fondo di umanità che accomuna ogni persona, oltre ogni divisione possibile.